Una cosa che mi ha sempre affascinata, fin da piccola, erano le storie che riguardavano il passato delle persone, la sofferenza, il perché gli occhi comunicassero tanto dolore.

Sin da ragazzina mi ero promessa che avrei fatto la psicoterapeuta per poter riportare in vita il passato doloroso che, anche se non lo vogliamo e lo “accantoniamo” ci influenza, ci travolge e ci condiziona a tal punto da “rovinare” il QUI ED ORA.

Sì perché anche se non lo vogliamo, il passato se non viene adeguatamente esternato e condiviso con uno specialista (e sottolineo non sono due chiacchiere con un parente o amico/a) in qualche modo esso trova il modo per venire fuori in maniera fuorviante ad esempio somatizzando sul corpo sintomi fisici (tachicardia, sudorazione, vertigini, paura di morire), malattie autoimmuni ecc.

Tali sintomi fisici apparentemente si tengono sotto controllo con farmaci o psicofarmaci, ma in realtà è solo una mera illusione.

Detto ciò, oggi il mio studio diventa un “utero materno” dove si riattraversa il passato doloroso in un ambiente “protetto” e con il tempo elaborando ciò che è stato, dando importanza a quelle “virgole” che non si osservano e a cui non si dà importanza, acquistano valore e piano piano si cambia e cambia la vita intorno a noi.

In terapia l’ascolto del dolore può avvenire anche “soltanto” a livello sottile, con il silenzio, a livello energetico: l’ esperienza rimane comunque intensamente reale.

Dott.ssa Denise Carlino

Psicologa Psicoterapeuta Gruppo-Analista